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giovedì 8 dicembre 2011

La Posta americana

Oggi abbiamo ricevuto un pacco, e poiché il recapito è avvenuto in nostra assenza, ho dovuto andare a ritirarlo alla posta della 83ma strada. Un grazioso edificio pre-war, come dicono qui, ma in precario stato di conservazione.  Gli impiegati sembrano fare un tutt'uno con la polvere depositata dappertutto, dai tavoli in formica sbeccata, agli scaffali in metallo, alle grate alle finestre rattoppate. Un'addetta nera, con un grembiulaccio da bidella, degli spessi calzerotti grigi e dei pantofoloni di feltro, dà inutili e autoritarie disposizioni ai clienti intimiditi, rimproverandoli per non avere compilato a dovere gli arcaici, sbiaditi moduletti. Gli americani considerano la società ferroviaria AMTRAK -se ne hanno mai sentito parlare- e la posta come il simbolo del fallimento della gestione pubblica. E in effetti, andare alla posta, consorella di quelle società private onnipresenti che hanno saputo rosicchiarle indisturbate i segmenti di business più profittevoli, equivale a un viaggio nel tempo, o nello spazio: nell'est profondo dell'Ucraina.