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mercoledì 27 giugno 2012

Il Gay Pride: quarantadue anni e non sentirli


Il Gay Pride di New York si è svolto domenica nella consueta cornice di festa popolare, in un tripudio di bandiere arcobaleno, palloncini multicolori, torsi ben torniti e drag queen coperte di paillette a sfilare lungo un percorso pressoché immutato da anni. La prima manifestazione, quarantadue anni fa, fu il prodotto della reazione spontanea a una retata da parte della polizia di chi si dava a abboccamenti "contro natura" nello Stonewall Inn, un notorio ritrovo del Village. Da allora, c'è chi non si è perso un Gay Pride, chi l'aspetta ogni anno acquattato nello stesso angolo della Quinta Strada che offre la miglior visuale e poi va a far festa con i protagonisti allo Stonewall -diventato meta di pellegrinaggio e simbolo della lotta mondiale per i diritti degli omosessuali- chi infine festeggia tra amici in uno dei mille party privati in cui si brinda a se stessi, e magari inconsapevolmente ai progressi compiuti per l'affermazione dei propri diritti. Sì perché, al di là della tradizione carnevalesca smodata e talora un po' incongrua del Gay Pride, e con buona pace di chi, come l'Imbucato, quest'anno gli ha preferito i bagni in piscina a Los Angeles, i gay americani e newyorchesi in particolare hanno di che festeggiare. Basti dire che applauditi e in prima fila quest'anno c'erano il Governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, democratico, che per i gay ha ottenuto il diritto di sposarsi esattamente un anno fa, e il sindaco della città Bloomberg, politicamente più destrorso ma troppo pragmatico e ansioso di ritagliarsi un posto nella storia per trascurare i diritti di uno dei bacini elettorali quantitativamente e qualitativamente tra i più rappresentativi della città. Sebbene non fisicamente presente, il più acclamato dalla folla è stato però il Presidente Obama, che per ragioni elettorali non dissimili si è dichiarato di recente favorevole ai matrimoni omosessuali.
Il Gay Pride ha fatto da anni molti emuli in tante parti del mondo, ma è con con lo stupore di chi manca dalla propria città da tempo che ho scoperto per caso su Internet che anche Cagliari celebra l'evento -per la prima volta- sabato prossimo. Lo fa con il non trascurabile divario temporale di quarantadue anni e una settimana rispetto a New York, ma con l'apparente intenzione di recuperare il tempo perduto con intelligente e sardonica spensieratezza. La sfilata farà da coronamento a quaranta giorni di dibattiti, eventi, film sul tema (un ciclo dal titolo evocativo di queeresima) e si snoderà lungo la spiaggia del Poetto, sacra ai cagliaritani e presumibilmente affollata di bagnanti. Il grazioso logo della pavoncella etno-civettuola decorata con i colori dell'arcobaleno omosessuale che sostenitori entusiasti dell'avvenimento si sono incaricati di portare in giro per il mondo (vedi qui) è un altro riuscito tocco glocalistico.   Della Pavoncella vi proponiamo la versione che ammicca dagli scogli  sullo sfondo del classico mare turchese isolano, con l'augurio che contribuisca ad aprire la strada ai quei diritti che l'Italia è tra gli ultimi paesi occidentali al mondo ad ostinarsi a negare. 


2 commenti:

  1. ma le hai viste le immagini del Pride di Cagiliars?

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  2. Le ho viste eccome, da non crederci! http://www.videolina.it/view/servizi/28765.html
    Forse ha ragione il Giornalista quando dice che Cagliari ci stupirà tutti: tra dieci anni sarà la Capitale Gay del Mediterraneo, ne ha tutto il potenziale!

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