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giovedì 7 giugno 2012

Il mio ufficio all'Università: Pauline e il Deserto dei tartari

Il severo edificio neogotico
L'autobus M5
L'insalata di Saranno Famosi"
Presso la Prestigiosa Università dell'Upper West Side mi è stato assegnato un ufficio -che divido all'occorrenza con vari ricercatori e assistenti ai quali mi accomuna la precarietà contrattuale- in un severo edificio neogotico a nord del campus principale, a poca distanza dal Riverside Park. L'autobus M5, che costeggia il parco in tutta la sua lunghezza e ha una fermata a dieci metri da casa mia, è la mia navetta per l'ufficio: sempre vuoto e probabilmente sconosciuto ai più, pratico, rapidissimo e dal percorso incantevole lungo il fiume, è da preferire alla metropolitana, anche se ha l'inconveniente di passare quando gli capita. Stamattina il sole splendeva e l'attesa è stata breve. In ufficio ho sbrigato qualche rapida incombenza logistica con l'aiuto della nostra segretaria Pauline, una giovane afroamericana gioiosamente sovrappeso cui non fanno difetto efficienza e disponibilità a patto di non opporre resistenza alle sue stravaganti teorie di difesa della razza (nera, si deve supporre), secondo le quali l'etnia o la nazionalità di appartenenza di qualunque suo interlocutore è invariabilmente spregevole. Ad ogni mio apparire fa mostra di disprezzare gli italiani o, se particolarmente ispirata, gli europei tout court. Si deve, mi ripeto mentre le sorrido fintamente divertito, intendere il contrario di quel che dice. E quindi supporre che mi ami visceralmente. Per rassicurarmi mi dico anche che non deve essere facile per un'assistente amministrativa mantenere un normale equilibrio psicofisico in questo ambiente universitario nervosamente popolato per parte dell'anno da capricciosi accademici sovraccarichi di prestigio, che poi scompaiono durante la pausa estiva, stiracchiata da maggio a agosto compresi, lasciandosi alle spalle un Deserto dei Tartari di corridoi deserti, porte sbarrate, bacheche vuote, aria condizionata glaciale pompata inutilmente. In attesa del prossimo semestre in settembre. "Fanno ricerca da casa", mi dice Pauline che rimasta sola ad ammirare il Deserto mostra così il suo vero volto: una grande, disarmante bontà d'animo. La saluto: al Deserto dei Tartari oggi preferisco una bella insalata da portar via acquistata alla mensa della Manhattan School of Music di fronte, che fa tanto Saranno Famosi. Me la mangio nel Riverside Park, con vista sull'Hudson e sul Mausoleo di Ulysses Grant.

Ulysses Grant e il mio parco preferito
Illustri sconosciuti e appartamenti di pregio lungo il Riverside Park
Il Memoriale a Ulysses Grant

L'amabile fanciullo
Il generale Grant
Il Riverside Park è uno dei più belli e meno noti tra i parchi storici di New York pressoché coevi di Central Park. Si estende per più di 4 miglia lungo l'estremità nord-occidentale di Manhattan, dal Lincoln Center fino a Harlem, e offre alla consueta clientela di joggers, balie con bambini e passeggiatori canini uno scenografico terrapieno a picco sull'Hudson, punteggiato in tutta la sua lunghezza di monumenti a glorie nazionali e estere. Tra queste, spiccano Eleanor Roosevelt, Giovanna d'Arco e il patriota ungherese Kossuth;  a pochi passi da casa, sull'87ma,  una grande spianata con edicola in marmo e cannoni d'ordinanza rendono omaggio al milite (e marinaio) ignoto. Vicino all'ufficio, sulla 121ma, la colossale Riverside Church, costruita negli anni trenta a immagine della cattedrale di Chartres, è una delle principali attrattive turistiche; mi dicono vi si pratichi un culto cristiano interconfessionale la cui anima predominante è nera e l'impronta fortemente progressista. Quassù siamo alle porte di Harlem, e la zona è solcata a intervalli regolari dai pullman scoperti a due piani che ne propongono la scoperta a turisti che hanno ormai poche ragioni per ritenersi impavidi: gli appartamenti che si affacciano sul fiume in questa zona, ancora trent'anni fa poco raccomandabile, sono tra i più cari di New York, e anche la parte occidentale di Harlem, poco più a nord, si è ormai in gran parte imborghesita. La principale attrattiva turistica rimane comunque il mausoleo in marmo bianco dedicato al culto laico di un Padre della Patria, il generale unionista e diciottesimo Presidente degli Stati Uniti Ulysses Grant. All'interno, sotto la cupola bianca, il sarcofago dell'ex-presidente; poco lontano, un museo in miniatura, nascosto sotto un grazioso porticato in marmo che guarda l'Hudson, ne ripercorre la vita. A scorrerla rapidamente mi sembra di capire che Grant si fosse fatto soldato in mancanza di meglio e, congedato una prima volta senza gloria, si fosse attaccato alla bottiglia prima di riuscire a farsi richiamare allo scoppio della Guerra Civile. Asceso rapidamente al comando supremo dell'esercito grazie a vittorie coraggiose ma talora non scevre da critiche per il numero di vittime riportate, seppe offrire alla parte avversa una pace generosa. Venne eletto Presidente a furor di popolo qualche anno dopo, incarnando le speranze di coloro che gli attribuivano la capacità di pacificare un paese ancora profondamente diviso. Rispose alle attese promuovendo gli interessi industriali del paese, e estendendo il suffragio agli afroamericani. Sostenne la corsa verso l'ovest a spese delle tribù indiane, chiuse in riserve con lo scopo pubblicamente avallato da Grant di fare degli indigeni dei cittadini americani a tutti gli effetti. Morì ancora in stato di grazia con la Nazione, e il mausoleo non si fece attendere: fu completato nel 1897 a 12 anni dalla sua morte. Fu costruito a pochi metri dalla tomba dell''"amabile fanciullo", morto nel 1797 ad appena cinque anni e di cui ancora oggi si può ammirare l'urna dedicatagli dagli inconsolabili genitori. Come sottolinea puntuale un pannello, quell'umile tributo a un bambino che non divenne mai adulto rappresenta uno strano contrasto con il grandioso omaggio ai successi di uno dei Padri della Nazione. 
La colossale Riverside Church
L'Hudson dal museo in miniatura 

2 commenti:

  1. Ma hanno anche il monumento all'Amica Risanata?!

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    Risposte
    1. Immortal versi: Qual dagli antri marini 
L'astro più caro a Venere
Co' rugiadosi crini 
Fra le fuggenti tenebre 
Appare, e il suo viaggio 
Orna col lume dell'eterno raggio; Sorgon così tue dive 
Membra dall'egro talamo, 
E in te bèltà rivive, 
L'aurea beltate ond'ebbero
Ristoro unico a' mali 
Le nate a vaneggiar menti mortali.
      ah, che beltà. L'poca è simile ma il Grande Foscolo è arrivato un po' più tardi: 1802. Poi dicono che gli americani sono un popolo senza storia.

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