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mercoledì 3 ottobre 2012

Il Primo dibattito Obama/Romney: Mr. Smiley e l'Ingrugnito


Beati voi che stavate dormendo della grossa.
Mentre a me toccava l'ingrato compito di seguire in diretta il primo dei tre dibattiti televisivi tra Barack Obama e lo sfidante Mitt Romney (i prossimi sono previsti il 16 e il 25 ottobre). Per un'ora e mezza circa i due si sono confrontati con cortesia ma aggressiva determinazione su temi quali: come rilanciare la  crescita economica e ridurre la disoccupazione, come affrontare il deficit di bilancio e riformare la politica fiscale, come migliorare i servizi sociali e sanitari e investire nel sistema educativo. Condendo il tutto con la loro concezione filosofica su quale debba essere il ruolo dello Stato nella società americana. Infaticabili, e per nulla intimoriti dal compito titanico che si trovavano ad affrontare, ci hanno fornito le loro ricette in-pillole-di-due-minuti-con-diritto-di-replica, hanno snocciolato un diluvio di dati e statistiche puntualmente contraddittori rispetto a quelli forniti dall'avversario, hanno scosso la testa, puntualizzato e precisato. Tra attacchi, difese e affondi per mettersi reciprocamente in difficoltà, è mancato il colpo del KO, la battuta che sarà ricordata come decisiva (non ne sono mancati esempi nel passato: date un'occhiata alla godibile compilation del New York Times). Eppure, pochi secondi dopo la chiusura del sipario, mentre i candidati si stringevano la mano e le le rispettive famiglie festanti invadevano il palco, già i commentatori della CNN, ammassati intorno a un tavolo che ricorda quello del Processo del Lunedì, si precipitavano unanimi, parlandosi addosso con quel loro veloce eloquio sincopato che vuole essere professionale, ad attribuire la vittoria ai punti a Mitt Romney. Sembravano stupefatti che il Candidato sbeffeggiato e pasticcione fosse riuscito a tenere testa al Presidente,  rinfacciandogli con una sorta di allegra, martellante sfrontatezza gli insuccessi del suo mandato. Mentre il Presidente, rigido e ingessato, sembrava essere piovuto là controvoglia, piuttosto infastidito di doversi  difendere e sin troppo professorale e prolisso nel farlo. Ha ripreso un po' la mano solo verso la fine, riuscendo a sfoderare alcuni dei suoi celebri larghi sorrisi e mostrandosi talora efficace nel denunciare la vaghezza progettuale dell'avversario. Chi ha le idee chiare e ha seguito la campagna fin dall'inizio non avrà scoperto nulla sul piano dei contenuti: Romney si è dimostrato il solito, incorreggibile businessman ultraliberista prestato alla politica, e Obama il consueto serioso, posato uomo di Stato che mira a difendere lo Stato sociale. E chi si occupa di sondaggi ci ammonisce che di rado i dibattiti riescono a spostare più dell'1% dell'elettorato, e quasi mai a decidere le elezioni. Ma chi dava Romney per morto da stasera si dovrà ricredere. 


Ecco come il New Yorker di questa settimana riassume il dibattito:
Mitt Romney, un giornalista nella fossa del suggeritore e uno scranno vuoto:
quello di Obama. 

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