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domenica 14 ottobre 2012

Felicitazioni, Unione europea. Malgrado tutto

Da quando alla Prestigiosa Università dell'Upper West Side è ricominciato il semestre ho deciso di seguire alcuni corsi da uditore, tra cui uno sulla storia del Medio Oriente. Due mattine a settimana alle 8.40 mi insinuo nella massa di studenti dei primi anni, mi appiattisco nelle poltroncine in fondo alla grande aula e mi abbevero alle parole del professore, che cavalca attraverso le vicende storiche della regione, stabilendo inediti e illuminanti collegamenti. Il professore è un americano 64enne che ha coltivato le sue origini arabe abitando lunghi anni nella regione, dopo aver ottenuto diplomi e dottorati nelle più prestigiose Università degli Stati Uniti. Oggi, grazie a  una decina di voluminose pubblicazioni e un grande talento didattico, è venerato nella Prestigiosa Università come uno dei più autorevoli luminari della materia. 

L'altro giorno, rispondendo a un suo invito, mi sono avvicinato dopo la lezione, e seguendolo mentre si avviava a un altro appuntamento, mi sono presentato come funzionario dell'Unione europea che, in aspettativa per un anno, risciacquava i panni nel mondo accademico. Al mio blando tentativo di spiegargli a quale delle istituzioni appartenessi ha opposto il prevedibile diniego di chi non si interessa di bassa burocrazia, ed è solo quando gli ho detto che ho lavorato a lungo nelle relazioni esterne, sui negoziati d'adesione e più di recente sul Medio Oriente e il Processo di pace, che si è animato. Per rovesciarmi addosso con la vivace eloquenza che gli è propria il supremo spregio che nutre per l'Unione europea e la sua pavida politica mediorientale, schiava di interessi imperscrutabili e prona a quelli degli Stati Uniti, incapace di incidere e resa ininfluente dalle divisioni intestine. Ha interrotto il fuoco di fila solo davanti alla scalinata in marmo dell'Istituto di storia, che ha imboccato volgendomi le spalle, non prima di avermi frettolosamente stretto la mano. Mi ha lasciato inebetito a ponderare cosa avrei potuto ribattergli se fossi stato meno assonnato, altrettanto padrone della lingua e forse, in fondo, davvero in disaccordo con lui. E ripensando ad altri esempi della scarsa considerazione di cui gode l'Unione europea in questo paese (di cui ho parlato altrove in questo blog) mi sono scoperto a commiserare gli sforzi non sempre proficui dell'Imbucato di ritagliarsi un ruolo di esperto dell'Unione europea in un ambiente accademico così scettico o poco interessato alla questione. 

Ad attenuare l'afflusso di pensieri molesti mi è giunta la notizia che l'Unione europea è stata insignita del Premio Nobel per la Pace. "Per oltre sei decenni, l'Unione ha contribuito al progresso della pace, della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa", ha sancito il Comitato norvegese, secondo cui le successive fasi di espansione ai paesi del nord del Mediterraneo prima,  dell'Europa centrale e orientale poi e infine dei Balcani hanno rafforzato la democrazia, risolto conflitti inter-etnici, rilanciato la riconciliazione tra i popoli. Infine, "La prospettiva dell'adesione ha incentivato i processi di sviluppo democratico e la protezione dei diritti dell'uomo in Turchia". Se sono degno di contumelie per aver contribuito nel mio piccolo ai fallimenti dell'Unione europea, altrettanto immodestamente posso considerarmi in parte fautore dei suoi successi, mi sono detto. E pazienza se l'Europa è incapace per ora di imporre la pace, o non foss'altro una politica coerente al di fuori delle proprie frontiere. E se attualmente si dibatte in una crisi economica senza precedenti. Per non perdere la speranza in noi stessi, occorre tenere a mente da dove veniamo. E il Comitato del Nobel ha il merito di avercelo ricordato. Buona giornata a chi comincia una settimana di lavoro nelle istituzioni europee.
Roma, 25 marzo 1957. Firma dei trattati istitutivi della futura Unione europea

3 commenti:

  1. Un sano motto d'orgoglio, che condivido. Buon compleanno caro F.

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  2. Il racconto del tuo incontro ravvicinato con questo saccentone e' tristissimo, per trovare qualcosa di piu' triste sono dovuto andare con la memoria alla partita di biliardo di Fantozzi col suo capo

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  3. Certamente un luminare poco illuminato. Cancellare in blocco l'Unione Europea mi sembra un po' tanto, e di luce ne vedo veramente poca. Sembra tanto denunciare invece un certo senso di inferiorita.
    (w l'Unione Europea......mo' non esageriamo. Auguri Imbucato)

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