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giovedì 11 ottobre 2012

Salvate il Soldato Big Bird (e la campagna del Presidente)


... e con la First lady Pat Nixon (1970)
Big Bird da solo...
Poiché probabilmente anche voi come me siete cresciuti a pane, Nutella e Muppet Show, mi preme darvi una buona ragione morale per augurarvi una vittoria di Obama, malgrado la sua imbarazzante prestazione nel dibattito di mercoledì scorso che gli sta costando parecchi punti nei sondaggi.

Nel vortice di promesse elettorali, quasi mai comprensibili né particolarmente credibili, che i Candidati ci hanno scagliato addosso durante il dibattito, una sola è apparsa chiarissima. E minacciosa e tagliente come una mannaia. Rivolgendosi al moderatore Jim Lehrer Romney ha promesso, se eletto, di tagliare i fondi al network pubblico PBS nel quale il giornalista ha passato un'intera carriera (semi-pensionato riservista quasi ottantenne, Lehrer è stato richiamato per moderare il dibattito, attirandosi peraltro numerose critiche a causa della sua rassegnata, senile, inerzia). "Mi piace PBS", ha spiegato Romney, "ma non è giustificabile chiedere soldi in prestito ai cinesi per finanziarla". Per la verità PBS, network senza pubblicità reso poco appetibile dall'eccesso di documentari,  pensosi dibattiti e studi disadorni, agli americani piace poco, e ha indici d'ascolto trascurabili.  Con una sola eccezione: Big Bird, unica vera e incontrastata vedette della rete, che dal 1969 anima un leggendario programma televisivo mattutino che ha intrattenuto, divertito, e insegnato a leggere e a scrivere a generazioni intere di americani: Sesame Street. Big Bird misura 2 metri e 49 centimetri di altezza,  sa cantare, ballare e andare sui pattini, e vive in un enorme nido sul retro della casa su Sesame Street che divide con la allegra brigata dei Muppets che lo affiancano da sempre nella trasmissione.  Se in Italia Sesame Street ha fatto solo una breve apparizione nel 1971 con il titolo "Sesamo Apriti" (qualcuno di voi si ricorderà la sigla dedicata ai babau che popolavano la trasmissione), i Muppets si presero la rivincita qualche anno più tardi con lo show a loro completamente dedicato, che ha lasciato tracce indelebili nella memoria collettiva.

La minaccia che Big Bird possa lasciarci le penne ha provocato una levata di scudi nel paese, allarmati editoriali sul New York Times e una ferma reazione da parte di PBS, secondo la quale tagliare i fondi al servizio pubblico equivarrebbe a ridurre il deficit federale dello 0,001%; in cambio di appena 1,35 dollari all'anno per cittadino PBS sostiene di produrre programmi di alto valore educativo che, nel caso di Sesame Street,  raggiungono un bacino pari all'81% dei bambini tra i 2 e gli 8 anni. Cercando di sfruttare quello che è sembrato l'unico passo falso di un Romney in serata di grazia -specie di fronte a un Presidente che chinava la testa- i leader di campagna di Obama hanno subito dislocato pupazzoni di Big Bird a rivendicare il diritto all'esistenza durante i meeting elettorali dell'avversario repubblicano. E hanno prodotto un video che critica quest'ultimo per non aver saputo esprimere contro i pescecani di Wall Street la stessa intransigenza dimostrata nei riguardi dei babau di Sesame Street. Nell'augurare buona fortuna a Big Bird, osiamo tuttavia esprimere la speranza che, mentre i sondaggi d'improvviso gli voltano le spalle, Obama abbia per i propri elettori degli argomenti più sostanziosi di un semplice ciuffo di penne gialle.
E per finire in bellezza, eccovi un assaggio di Sesame Street, in cui i muppets eseguono una performance classica: accompagnare con facce e suoni un ospite in carne e ossa. In questo caso si tratta di una godibile esibizione del rapper Will.i.am, che canta "What I am".

Da segnalare che Will.i.am, che nel 2008 contribuì a creare il mito di Obama con il video "Yes we can", è poi sembrato a disagio rispetto alla performance presidenziale del suo idolo, invogliandolo a fare di più con frasi che riecheggiano il 'fai qualcosa di sinistra' a noi più familiare (Do you feel disappointed in President Obama? 
I don’t feel disappointed. I feel like, Argggh! Speak louder! I feel like, Do something! I feel like jumping in! New York Times, gennaio 2011).

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