Cerca nel blog

lunedì 22 ottobre 2012

Il terzo (e ultimo) dibattito in TV: loro e la politica estera


"No, il dibattito no!", non possiamo più esimerci dall'esclamare parafrasando un celebre film, a costo di apparire poco rispettosi dell'affascinante processo democratico che ci sfila sotto gli occhi.

Sarà che come avrete capito dal post precedente l'attenzione delI'Imbucato questa volta si è soffermata più sulla Florida che sulla campagna elettorale. Sarà che dopo i due incontri precedenti i Candidati, che visibilmente si apprezzano poco personalmente, hanno preso le misure l'uno dell'altro, ripetono instancabilmente le medesime formule e non si fanno più prendere in contropiede come era capitato a Obama la prima volta. Sarà infine che in quest'ultimo appuntamento, dedicato alla politica estera, il Presidente in carica e comandante in capo delle Forze Armate godeva di un tale vantaggio sul suo antagonista, imprenditore e manager a digiuno di diplomazia, da far prevedere in anticipo quale ne sarebbe stato il risultato. E infatti, il solito sondaggio a caldo (ma 'scientifico', ci ripetono, della CNN) ha assegnato una vittoria netta a Obama.  Che è apparso deciso e credibile nel difendere una politica estera talora criticata per timidezza o troppa discrezione, ma che non ha dato luogo ad nessuna vera crisi e che ha annoverato tra i suoi successi niente meno che la cattura di Ben Laden e la fine di due lunghe guerre incomprensibili agli americani.  Romney è sembrato arrendersi di fronte a tanta fredda competenza, rinunciando ad attaccare (persino sugli eventi di Bengasi, a malapena evocati), dando ragione al Presidente su quasi tutti i temi, e tutt'al più proponendo timidamente qualche strategia alternativa dalle sfumature non sempre chiare. Al solito, è apparso più convincente quando, con vari pretesti (il ruolo dell'America nel mondo, o i rapporti con la Cina) è riuscito a spostare il discorso sulla situazione economica, accusando il Presidente dei peggiori mali con i consueti argomenti. Complessivamente è stata una buona serata per Obama e parecchio meno felice per Romney, ma è dubbio che il risultato di questo dibattito possa spostare voti.  Quale elettore americano avrà cambiato cavallo stasera, convinto dalla maggiore efficacia delle posizioni sul Pakistan di un contendente rispetto all'altro (posizioni che erano peraltro virtualmente indistinguibili)?

Ultima annotazione a piè di pagina: il processo di pace in Medio Oriente ha brillato per l'assenza cui l'hanno condannato le dinamiche interne americane da più di un anno a questa parte. Benjamin Netanyahu è stato invece tra i più citati: per rintuzzare le prevedibili critiche di Romney che il Primo Ministro israeliano non goda di sufficiente udienza alla Casa Bianca, Obama ha esaltato la salda alleanza con Israele, che ha citato in più occasioni. Per i Palestinesi, eclissati anche dalla primavera araba, sarà per la prossima volta.

PS: per chi si è perso il dibattito, eccovi un concentrato in pillole e musica, un prodotto eccellente per forma e contenuto dei Gregory Brothers (per il New York Times)

Nessun commento:

Posta un commento