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lunedì 5 novembre 2012

Non ci resta che incrociare le dita.


Allora, "chi le vince, le elezioni?" chiedono inquieti amici/lettori europei.
Riuscirà l'idolatrato Presidente progressista a rintuzzare i temibili attacchi portatigli dall'aborrito, insensibile plutocrate e a restare ancora alla Casa Bianca per quattro anni? L'Imbucato non può che affidarsi ai sondaggi, che a poche ore dall'apertura dei seggi (espressione un po' desueta negli Stati Uniti, dove una percentuale non trascurabile degli aventi diritto ha in realtà già votato) considerano probabile una vittoria di Obama. Risicata, probabilmente, in termini proporzionali a livello nazionale, ma relativamente più netta per quanto riguarda il numero di Stati, e soprattutto di Grandi Elettori, che dovrebbe riuscire ad aggiudicarsi.

E se volete sapere il perché di questa affermazione annunciata - nonostante una campagna poco passionale, tecnicistica e talora esclusivamente negativa; nonostante un’economia che ha mostrato timidi segni di ripresa (specie, per sua fortuna, in alcuni degli Stati in bilico) ma che condanna tuttora quasi l’8% degli americani alla disoccupazione e molti milioni alla sottocupazione; nonostante una prestazione disastrosa e rinunciataria del primo dibattito televisivo che ha rischiato di costargli molto cara- forse bisogna chiederlo a Sandy. L’uragano. Distinguendosi dal suo predecessore, che nel 2005 aveva osservato New Orleans seppellita dalle acque in diretta TV dal suo luogo di villeggiatura in Texas, Obama ha prontamente sospeso la campagna elettorale per fare ritorno a Washington. E con il fiuto politico che non fa difetto né a lui né ai suoi consiglieri, ha passato due giorni nei luoghi del disastro a svolgere il ruolo super partes di padre della nazione dolente. Ha stretto mani, abbracciato anziane signore che avevano perso tutto, promesso aiuti, sempre dando abilmente mostra di volersi proteggere dalle telecamere al fine di non politicizzare l’evento. In TV per qualche giorno si è parlato poco di elezioni, e Mitt Romney ha dovuto mostrarsi ugualmente caritatevole: ha sospeso la campagna a sua volta per darsi suo malgrado alle riunioni di raccolta doni. E a causa dell’uragano, anche uno dei suoi più stretti alleati, Chris Christie, il pachidermico governatore repubblicano del New Jersey (lo stato più colpito dall’uragano), si è defilato: Autore sino a ieri di attacchi di estrema virulenza ed efficacia contro il Presidente, tra le rovine di Sandy Christie deve averne scoperto le doti nascoste, dando luogo ad abbracci, lodi e segni di stima e di apprezzamento in diretta televisiva che Romney deve avere fatto fatica a ingoiare. Per il 68% degli americani il comportamento di Obama in occasione dell’uragano Sandy è stato esemplare. E non è escluso che questo 'evento straordinario del mese di ottobre', come lo definiscono gli statistici, abbia contribuito a un miglioramento dei sondaggi. Nella maggior parte degli otto Stati in bilico Obama viene segnalato in vantaggio, sebbene di poco, o in parità. Il guru delle statistiche, il genietto in erba Nate Silver, scritturato dal New York Times per propinarci un complesso, dettagliatissimo e spesso incomprensibile pronostico quotidiano, attribuisce ad una vittoria di Romney poco più del 13% di probabilità. 

Incapace di aggiungere una parola di più (non ne avrei i titoli: statistica è l'unico esame a scienze politiche che ho dovuto dare due volte, senza peraltro imparare alcunché) mi fermo qua. Per scaramanzia, non vi riveleremo la località misteriosa dalla quale abbiamo scelto di seguire i risultati. Vi basti sapere che è la capitale dell'Illinois, che contende a New York la denominazione di "Gotham City", che vi fa già un freddo cane e che è la metropoli di provenienza di uno dei due Candidati. Sperando di aver fatto la scelta giusta...


PS Nel nostro albergo da 2000 stanze in cui sfaccendati viaggiatori d'affari seguono sui grandi schermi di uno degli innumerevoli ristoranti un'appassionante match di football americano in cui Philadelphia viene schiacciata da un'altra squadra non identificata i cui giocatori portano delle casacche nere, mi raggiungerà il Giornalista. Poiché la veneranda rivista europea per la quale lavora andrà in stampa martedì a  proclamazione del vincitore appena annunciata (nella migliore delle ipotesi), durante il week-end ha avuto il piacere di scrivere tre articoli: uno che esalta la vittoria di Obama, uno quella di Romney, e un terzo che spiega le ragioni del pareggio. Scegliete il vostro risultato ideale. E se volete sapere come sarebbe potuta andare, scrivete all'Imbucato.

Ed ecco i due contendenti che lanciano il loro ultimo appello agli elettori: Romney dal New Hampshire (minuscolo Stato della East Coast confinante col suo Massachusetts, in cui i sondaggi li danno in parità) e Obama dall'Iowa (piccolo Stato del midwest in cui Obama è dato vincente). Noi siamo al calduccio della nostra stanza. Sullo sfondo, gli splendidi grattacieli della metropoli misteriosa.


2 commenti:

  1. il ciccione Christie in quest'occasione mi ha ricordato il miglior Mastella

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  2. hai omesso il fatto che la metropoli misteriosa ha dato i Natali ai Wilco, gruppo rock feticcio di chi capisce di musica, come il tuo compagno di viaggio in quel di Montreal.

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