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sabato 7 luglio 2012

Paul, Occupy Wall Street e il senso dell'umorismo

Un'affezionata lettrice ci ha segnalato una mostra fotografica promossa dall'organizzazione no profit italiana Shoot for Change, che grazie all'impegno di fotografi volontari si concentra sulla denuncia di situazioni di crisi e disagio sociale che sfuggono all'attenzione dei mass media. La mostra, inaugurata ieri,  è interessante, e più ancora la galleria che la ospita, che si chiama Soho Photo. Si trova nel cuore di Tribeca in uno dei vecchi magazzini ristrutturati dalla facciata in ghisa che caratterizzano questo quartiere e l'adiacente Soho, ed è a suo modo un'istituzione locale. Fondata nel 1971 da un gruppo di fotografi del New York Times col proposito di creare un'alternativa alle gallerie commerciali, Soho Photo ha tuttora una struttura cooperativa e finalità no profit, esempio raro nel panorama venale e rapace del mercato dell'arte contemporanea. Contrariamente al minimalismo immacolato ed esangue che contraddistingue le gallerie milionarie e insopportabilmente pretenziose concentrate nel quartiere di Chelsea, questa sa di vecchio legno e pittura fresca e si presenta con la faccia affabile e rubizza di Paul, uno dei 110 fotografi soci della cooperativa. Fotografo, Paul lo è più per passione, dall'età di dieci anni, che per professione. È stato insegnante per tutta la vita e ora, archiviata la vita scolastica, è ben felice di potersi dedicare con maggior vigore a ciò che più gli piace fare. 

La sua ultima opera, che troneggia alla sue spalle nella foto sopra, riproduce in piccolo formato decine di immagini, spesso tenere o divertenti, di Occupy Wall Street, il movimento di protesta popolare contro gli eccessi del capitalismo che ha animato il sud di Manhattan nell'autunno scorso. C'è chi reclama un salario massimo e chi sbeffeggia l'1% di americani che detiene il 40% della ricchezza, ma tutti rivendicano di appartenere al restante 99% e dichiarano di averne le scatole piene delle ineguaglianze economiche e sociali e dello strapotere del Grande Capitale Finanziario. A Paul l'argomento interessa.  Le proteste per i diritti civili degli anni '60 se le è fatte tutte, e non nasconde la nostalgia, specie per la grande musica dell'epoca, che traeva in parte origine dai campi di cotone e che fu resa popolare da Joan Baez, Bob Dylan, Pete Seeger (un signore oggi novantenne e a quanto pare sempre sulla breccia che per primo reinterpretò "We shall overcome"). Poi Paul con un gran sorriso mi dice: "Certo, all'epoca c'era la musica. Oggi quella gran musica non c'è più. Però quanto eravamo seriosi, all'epoca. Oggi c'è tanto più senso dell'umorismo!". Le foto sotto, scelte  fra le tante che potrete trovare nel sito Web di Paul, esemplificano le caratteristiche di un movimento che non si prende troppo sul serio. Quanto alla musica, Paul ha preferito associare le sue fotografie non ai rimpianti capolavori degli anni '60 ma a un bel pezzo del canadese Leonard Cohen, che nel 1992 vaticinava: "Democracy is coming to America". Ma una migliore democrazia economica la stiamo ancora aspettando.


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