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martedì 22 maggio 2012

Vicinissimo al Paradiso. Pensierini sui miei voli transatlantici

La mia prima volta:
Ottobre 1992, 747 TWA Fiumicino -JFK con scalo tecnico a Milano
(per riparare l'impianto elettrico: la compagnia era già in cattive acque)


Una notte con
Alessandro Gassman su Alitalia
Nei quasi tre anni che hanno preceduto il mio arrivo in pianta stabile a New York nel novembre scorso ho fatto la traversata atlantica una volta ogni 45 giorni in media. Secondo i miei calcoli sommari devo avere volato circa 60 volte tra andate e ritorni, nella maggior parte dei casi spezzando il viaggio -e raddoppiando il numero dei voli- per risparmiare. Ho provato quasi tutte le compagnie aeree dell'aerea nord-atlantica -con l'aggiunta di una compagnia indiana che per oscure ragioni fa scalo a Bruxelles - per approfittare delle migliori offerte e spesso solo per variare un po'. Ho imprecato contro il servizio da penitenziario delle compagnie americane e l'età avanzata del loro depresso personale di bordo e dei loro aerei, e esultato quando la peggiore di tutte, American, si è decisa ad avviare la procedura fallimentare. Mi sono affezionato al tragitto via Montreal con Air Canada, che delle nord-americane è di gran lunga la migliore nonché l'unica a offrire una cineteca d'essai di prim'ordine. Ho effettuato analisi comparate dei pasti offerti da British e da Lufthansa e sono arrivato alla conclusione che Swiss le batte tutte. Ho scelto Air France per provare il nuovo Airbus gigante e Alitalia per praticità, constatando tuttavia con una punta di nazionalistico compiacimento che la discussa privatizzazione ha se non altro inaspettatamente prodotto una compagnia di buon livello europeo.

Sempre, comunque, ho assaporato con voluttà quelle 8 ore sospeso nel vuoto in cabina pressurizzata, lanciato verso l'America;  un regalo di 6 ore di vita in più durante le quali leggere, sognare, pensare, dormire, guardare i film che mi ero perso, fare il punto.

Quando poi va come l'ultima volta, davvero uno si sente in pace col mondo. Alla signorina del gate KLM che mi comunicava che il mio posto era stato cambiato, ho risposto piccato che non intendevo rinunciare all'uscita di sicurezza, obiettivo agognato e spesso irraggiungibile di chi viaggia in economica. Quella mi ha guardato con compassione, e ha sibilato: "Business class, upper deck". L'Upper deck è la punta del nasone del Boeing 747, il Jumbo Jet inventato negli anni '60 e tuttora imperatore dei cieli, è vicinissimo al Paradiso, è l'epicentro della leggenda aeronautica che nessun Airbus gigante riuscirà mai a eguagliare, è il luogo in cui una olandese premurosa in uniforme azzurro fosforescente che sembra uscita da un film di Antonioni ti chiama per nome, ti irrora di champagne, ti serve piatti elaborati da un celebre chef, ti sorride complice e materna. E quando vetusto e leggiadro il leggendario bestione si posa come una piuma sulla pista del JFK vorresti continuare a volare lì dentro per sempre, e non scendere mai.

Nella punta del nasone
Vetusto e leggiadro



2 commenti:

  1. Bentornato Imbucato!
    Mi sei mancato.
    Fai venire voglia di vivere in volo e contemporaneamente di godersi l' intimita' della propria casa! Che e' praticamente tutto, perche' vivere in volo puo' significare tante cose..
    scrivi, scrivi ancora, hai piu' di due settimane di vuoto da colmare!
    Si sa che i fan sono avidi.....

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  2. vedi le olandesine? Son d'accordo con te che la KLM è una delle migliori

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