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mercoledì 19 settembre 2012

Mitt e l'altra metà dell'America: come scavarsi la fossa da solo

Fine estate a New York: l'Imbucato di ritorno ripassa i video
della Convenzione nella selva del giardino pensile
L'Imbucato è di ritorno dopo una breve vacanza in Europa. Ritrova una New York affrancatasi dalla cappa di afa che l'attanagliava alla partenza, e ormai avvolta in una luce obliqua e un languido tepore da fine stagione. E ritrova l'amata campagna presidenziale, che si è lasciata alle spalle il caldo torrido e i temporali tropicali delle Convention di fine agosto per imboccare la fase finale degli ultimi 48 giorni. 

Nell'ultimo post avevamo lasciato Mitt Romney raggiante in un tripudio di palloncini colorati. Lo ritroviamo venti giorni dopo ad arrancare come mai prima, con sondaggi che già sembrano condannarlo, afflitto da una sorta di inerzia afasica interrotta soltanto da ricorrenti, colossali brutte figure. Al punto che la maggior parte dei blogger politici e degli occhiuti osservatori professionali della campagna gli stanno già inscenando un funerale anticipato con il rito solenne dovuto al suo rango. Chi segue questo sito sa che la sua stella non ha mai davvero brillato. Ma nella seconda metà di agosto,  grazie alla scelta di un Vice-Presidente giovane e volitivo, e con il perdurare di una situazione a dir poco insoddisfacente sul piano economico, l'irrimediabilmente poco carismatico Romney era riuscito a sembrare competitivo. I veri guai sono cominciati con lo scadente spettacolo della Convention, il cui impatto sugli elettori è stato trascurabile, e comunque inferiore a quello della gemella democratica (a cui l'Imbucato ha preferito il mare di Sardegna) che si è svolta la settimana successiva. Ugualmente intrisa di lacrime, inni e buoni sentimenti a uso del pubblico televisivo, ha tuttavia surclassato quella repubblicana proponendo un po' più di contenuti o se non altro di passione, un partito solidale e unito intorno al proprio candidato, e alcuni discorsi ispirati, fra i quali è emerso quello dell'uomo politico più popolare del paese, Bill Clinton, che gigioneggiando con la consueta abilità ha saputo efficacemente farsi beffe del programma repubblicano (se avete tempo, godetevi il più grande ex-Presidente vivente, ma sappiate che non ha il dono della sintesi: il discorso dura 50 minuti!).


Obama ne ha tratto beneficio nei sondaggi, e ha cominciato a distanziare il rivale non solo sul piano nazionale, ma soprattutto, e in maniera più marcata, nei 7-8 Stati in cui la battaglia elettorale è più incerta e in cui i risultati saranno decisivi. Fra di essi, Obama si aggiudicherebbe oggi facilmente i principali serbatoi di voti, l'Ohio e la Florida, in cui peraltro la situazione economica comincia ad apparire meno negativa di quanto la dipinga il candidato repubblicano. Al profilarsi di una debacle  sempre temuta ma tutt'altro che scontata il nervosismo comincia a serpeggiare nelle fila del partito: le voci di coloro che reclamano un rimpasto nel team che gestisce la campagna si sono fatte più insistenti, mentre molti rimproverano a Romney di non essere sufficientemente incisivo né propositivo e di aver messo un "calzino in bocca" all'aspirante Vice-Presidente Ryan, l'unico che sembrasse essere portatore di proposte concrete per quanto poco popolari, e che ha invece dovuto adeguarsi ai vuoti slogan anti-Obama di cui Romney ha fatto il sale della sua campagna.
Cliccate qui per godervi gli estratti con sottotitoli del video clandestino
Ma più che dai compagni di partito, Romney farebbe bene e guardarsi le spalle da se stesso. Già noto per la sua tendenza, poco invidiabile per un politico, ad esprimersi con parole  poco opportune nei momenti meno indicati, nelle ultime settimane non ci ha risparmiato esempi della sua imperizia. In politica estera, che il fallimentare viaggio di quest'estate ha dimostrato non essere il suo terreno prediletto, Romney ha cercato di sfruttare a proprio vantaggio gli attacchi contro le ambasciate americane nei paesi arabi criticando l'atteggiamento rinunciatario dell'Amministrazione rispetto ai sommovimenti nella regione. Peccato l'abbia fatto nel momento stesso in cui il paese apprendeva la morte dell'ambasciatore a Tripoli e di altri connazionali, mostrandosi così una volta di più insensibile e prestando il fianco alle critiche: "Romney è uno che prima spara e poi prende la mira", l'ha liquidato Obama. Ancora più grave è stato l'apparire su Internet di un filmato ripreso clandestinamente durante una di quelle riunioni a porte chiuse di ricchi finanziatori del partito alle quali Romney si è dedicato in questi mesi con particolare impegno e innegabile successo. Nel video lo si sente dichiarare senza esitazioni che il 47% degli americani sono irrecuperabili assistiti che non guadagnano nemmeno abbastanza per pagare le tasse, e che considerano loro insindacabile diritto quello di vivere alle spalle dello Stato. Di questi scioperati Romney sostiene di non doversi interessare, poiché convincerli a prendere in mano il loro destino sarebbe impresa per lui insormontabile. È questa patente dimostrazione di lucida insensibilità e insofferenza nei confronti di metà dei suoi connazionali che ha dato la stura alle campane a morto che commentatori di ogni tendenza hanno cominciato a far suonare per un Candidato che non solo non prende la mira ma si spara pure sui piedi.
Si tranquillizzino dunque per il momento gli amici in Europa atterriti dalla prospettiva di una vittoria del candidato di destra che minaccerebbe di riportarci ai tempi di W. Bush, lo spauracchio che nessun repubblicano si sogna oggi di evocare ma che è ben presente nella nostra memoria. Ma se almeno per il momento l'ipotesi sembra poco probabile, tenete conto che alle elezioni mancano ancora 48 lunghi giorni...
La strana coppia

1 commento:

  1. Caro imbucato, anch'io ho seguito incessantemente le due convention e devo dire agli indecisi che, oltre ai contenuti, e' sufficiente buttare un occhio sulle rispettive platee per decidere da che parte stare, senza ombra di dubbio!

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