Tarallucci e Vino, 83rd and Columbus |
Central Park ha cambiato volto all'improvviso: tra gli alberi ancora nudi ma che si coprono di spunzoni verdognoli che esperti botanici definirebbero, credo, germogli, è tutta un'esplosione di joggers a torso nudo (hanno dovuto pazientare tutto l'inverno, bisogna capirli), turisti inebriati che fotografano le foche dello zoo, bambini scarrozzati da balie di provenienza esotica, e grappoli di cani di ogni foggia che trascinano dog-walkers, una delle nuove professioni in voga. L'Imbucato, che più che la primavera in sé assapora lo scampato pericolo di un inverno che è passato in punta di piedi e dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) ormai averci voltato le spalle, festeggia l'evento con due deliziosi hot dog acquistati in uno dei carrettini colorati disseminati ai confini del parco e gestiti per lo più da Pachistani. Ketchup, niente senape, e vista spettacolare sul reservoir.
E nell'augurare buona primavera a tutti, il pensiero va anche a quelli che la primavera non la tollerano. Perché allergici ai pollini o perché le rimproverano quel senso di sonnolenza indolente a cui spesso induce, quella malinconia che coglie quando le lunghe giornate dal tempo tiepido ma ancora precariamente instabile si avviano alla fine lasciando un senso di fragile incompiutezza. A costoro dedichiamo un pezzo del commediografo Noel Coward, significativamente intitolato "I hate spring", interpretato da Justin Bond, che abbiamo visto l'altra sera dal vivo. Bond è un artista transessuale idolatrato dalla comunità gay di New York che ci ha affascinato con due ore ininterrotte di canzoni e riflessioni satiriche. Sarà la sua intelligente irriverenza, o anche il fascino rétro dei tavolini a contatto di palco del teatro/cabaret Joe's Pub in cui si è esibito ma alla fine ci siamo scoperti a sgomitare per farci autografare la biografia che ha appena pubblicato. Letture di primavera...
The hot dog Index
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