Cerca nel blog

martedì 21 febbraio 2012

Brooklyn: quello che ci nascondeva la gomma del ponte


Gli italiani Brooklyn la conoscono bene perché la masticano con passione dal 1946, quando i fratelli Perfetti, confettai in Lainate, lanciarono sul mercato un surrogato di sogno americano sotto forma di bastoncini di gomma del ponte.  Provvidero  poi ad ancorare il concetto nel nostro immaginario collettivo con fortunate campagne pubblicitarie; quella con Carla Gravina inviata a New York che si lanciava in elastiche passeggiate tra i grattacieli di Manhattan e poi in una corsa forsennata lungo il ponte è forse la più celebre:

 

Brooklyn Museum
L'ottima Brooklyn Lager
Ma non risulta che Carla si sia mai davvero spinta al di là del ponte, alla scoperta di quell'immenso quartiere che ad esso, nonché alle gomme, ha dato il nome. Milioni di turisti a Brooklyn ci mettono piede, ma solo per meglio ammirare Manhattan, che dalla splendida passeggiata di Brooklyn Heights offre una delle sue più celebri skyline. Eppure, storicamente Brooklyn ha pari dignità con Manhattan: si è sviluppato da un nucleo coloniale olandese, e ha unito le proprie sorti amministrative alla cugina d'oltre-fiume solo alla fine dell'800, dopo la costruzione del ponte. Brooklyn, che da allora è uno dei cinque boroughs che compongono New York, si estende oggi per 183 km2, più di tre volte Manhattan, e conta 2.5 milioni di abitanti, uno più di Manhattan: sarebbe la quarta città americana se fosse autonoma. Brooklyn ha dato a New York molti figli illustri e si è dotata di istituzioni che non a caso rivaleggiano con le consorelle di Manhattan: il Brooklyn Museum e la Brooklyn Academy of Music (BAM), rispettivamente un Metropolitan e un Lincoln Center neanche tanto in miniatura, oltre naturalmente al grande parco urbano Prospect Park, che di Central Park è parente strettissimo e coetaneo, e Coney Island, antenato di tutti i parchi giochi del paese. A unirli, un fiume di quartieri di edifici bassi (Brooklyn dispone di abbastanza spazio da poter aborrire il modello di sviluppo verticale impostosi a Manhattan) dai nomi evocativi e misteriosi.
Alcuni di essi (Park Slope, Williamsburg), sono stati resi celebri dalle recenti transumanze di giovani intellettuali, professionisti e alternativi di vario genere che a Brooklyn hanno pensato di trovare un miglior rapporto costo/qualità della vita, e persino molta della creatività e attivismo che la Manhattan ripulita e imborghesita degli ultimi decenni sembra essere ormai  irrimediabilmente incapace di fornire (a proposito, se avete nostalgia di un'epoca che fu eccovi ancora Carla Gravina alla scoperta di una Washington Square versione beat -sulle orme di Woodstock- che poco assomiglia a quella attuale. Parola di Imbucato). Altri quartieri continuano invece a mantenere una miracolosa prevalenza di solidi legami etnici tra i propri abitanti, da Brighton Beach, in cui la comunità locale pasteggia a vodka e storione nei locali russofoni lungo la spiaggia, a Borough Park, dove ci siamo persi l'altro giorno, unici a non indossare il colbacco foderato di pelliccia degli ebrei ultraortodossi.


Brooklyn con le sue case basse  contrapposte ai grattacieli, la sua massa informe a macchia d'inchiostro contrapposta alla linearità geometrica e minimalista di Manhattan, l'attaccamento alle tradizioni provinciali contrapposto all'imperante uniformità della globalizzazione è una sorta di Manhattan vista con lo specchio deformante, a cui ognuno, a seconda della scuola di appartenenza, attribuisce pregi e difetti. E l'Imbucato, che dalle frontiere invisibili e non è sempre stato affascinato, non mancherà di moltiplicare le incursioni in questa Manhattan allo specchio. Ma per il momento, godetevi un altro bel momento della nostra maturazione all'ombra delle Brooklyn, questa volta in una fase di primi turbamenti sessuali:





3 commenti:

  1. A Brooklyn ci siamo stati una settimana nel 2007, il mio giudizio e' ancora sospeso. Vero che e' una parte della città molto dinamica e interessante; ma ne ha ancora di strada da fare, almeno secondo me. E comunque e' molto variegata. Noi stavamo a Bedford Stuyvesant, il bastione del movimento black (a occhio direi che eravamo gli unici bianchi laggiu'); quartiere di grande potenziale, come direbbero gli agenti immobiliari, ma ancora abbastanza degradato. Pero' Brighton Beach e i russi valgono da soli l'esperienza. Come la Brooklyn Lager, d'altra parte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'Imbucato concorda su tutto, in particolare sulla Brooklyn lager, ma la sua esplorazione è appena cominciata, lo porterà sicuramente a scoprire molte cose interessanti (due nuovi post su brooklyn sono già pronti!). E Brighton Beach è un luogo incantato e fuori dal tempo, vale un viaggio a New York, a patto di non mangiare lo storione, le conseguenze possono essere letali. Bedford Stuyvesant sarà una delle prossime tappe!

      Elimina
    2. Vabbè, tanto se tu vai a Bedford Stuyvesant non ti notano neanche ...(specie se ci vai d'estate)

      Elimina