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venerdì 24 febbraio 2012

'Big Tuesday' si avvicina: il ritorno dei Quattro Destrorsi



Ci erano mancati, quei quattro.  Per noi, è un po' come ritrovare dei vecchi amici, ed è un piacere salutare il loro ritorno sulla CNN dopo quasi un mese di assenza con un ottimo pollo al forno con funghi trifolati e una bottiglia di Saint Emilion grand cru. L'occasione è importante, poiché pare che i loro tentativi di colarsi a picco reciprocamente in diretta nazionale sferrandosi colpi sotto la cintura non giovino troppo al partito repubblicano e alle sue prospettive di vittoria finale alle presidenziali. Cosicché, il nutrito calendario di dibattiti televisivi a venire è stato drasticamente ridotto. Il ventesimo dibattito, quello di oggi, sarà dunque uno dei loro ultimi appuntamenti fratricidi, e poiché cade in un momento cruciale,  in vista del voto in Arizona e Michigan il 28, e poi in ben 10 stati il 6 marzo per quello che viene chiamato il 'Big Tuesday', val la pena goderselo. Al dibattito Mitt Romney, l'eterno favorito vittima perenne delle sue contraddizioni e della sua imperizia, si presenta ancora una volta in affanno. Dopo aver ridotto in briciole in Florida a suon di spot milionari le velleità del rivale del momento Gingrich in una vittoria che molti pensavano risolutiva,  si è inabissato di nuovo, piegandosi davanti a Santorum in tre stati il 7 febbraio (vedi post la risurrezione del Santorum) e rimediando una vittoria risicata in Maine su nonnetto Ron Paul. Un febbraio catastrofico, a cui hanno certo contribuito le sue uscite poco felici. Fra le altre, Romney ha asserito compiaciuto di non nutrire alcun interesse per le classi meno agiate e si è poi definito 'severamente conservatore' (con l'utilizzo di un avverbio che in inglese ha connotazione negativa e si applica di solito alle malattie gravi), con l'intento di compiacere maldestramente chi conservatore e anzi reazionario tra i suoi elettori lo è veramente. Risultato, quegli stessi elettori lo hanno severamente punito, riaprendo ancora una volta i giochi e proiettando Santorum nel ruolo di campione della destra e avversario competitivo per le presidenziali. Così Romney, che fa fatica a recuperare nei sondaggi persino in Michigan, dove è nato (nientemeno che da padre ex-governatore dello stato) e dove ha vissuto sino all'Università, durante il dibattito si è trovato costretto ad attaccare Santorum a testa bassa, dopo avergli peraltro rovesciato addosso un bel po' di spot elettorali negativi nelle settimane passate (vedi sotto).
Di sicuro, quando si sente affogare ed è opportunamente addestrato, Romney all'attacco non sfigura. Lo ha dimostrato di nuovo stasera contro Santorum, a cui ha rinfacciato di avere a più riprese contraddetto il suo tanto conclamato "conservatorismo fiscale" durante i suoi incarichi parlamentari. L'accusa è di aver votato a favore di progetti e investimenti federali, in ambito sociale o per nuove infrastrutture, che la destra ora aborrisce. Santorum, che nel ruolo di favorito è apparso incongruo e a disagio, ha faticato a giustificare le sue scelte passate, e si è incartato in una serie di spiegazioni tecnico-giuridiche arzigogolate che hanno annoiato anche gli specialisti. Romney sembra dunque essersi aggiudicato il dibattito ai punti, e già trae (temporaneo?) beneficio nei sondaggi. Ad emergere stasera è stato però soprattutto un sostanziale consenso tra i candidati (con l'eccezione di Paul sempre uguale a se stesso, vedi post del 6 febbraio, sul terreno di un liberismo ideologico e a tratti farneticante nell'odio dichiarato per qualunque tipo di spesa pubblica eccetto quella militare; di una politica estera volitiva e miope che non esita a fare l'occhiolino a un possibile attacco contro l'Iran; di un culto cieco dei valori familiari che si spinge sino al rifiuto della contraccezione. Un armamentario ideologico arcaico e oscurantista che sembra radicalizzarsi col procedere della campagna, e che sarà poco utile a convincere indecisi e indipendenti,  cruciali per vincere lo scontro in novembre contro il centrista e duttile Obama.

Per finire, godetevi lo spot col quale Santorum cerca  di difendersi dagli attacchi di Romney dipingendolo come il killer Rombo che spara fango contro gli avversari ma rischia di imbrattarsi la camicia da solo. Il sosia non è bello come l'originale, ma lo spot è riuscito e ha fatto rumore.

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